(CREATIVITA’ – GIUDIZIO) + (LIBERTA’ * EMOZIONI)= ARTITERAPIE
DAL SETTING CLINICO A QUELLO AZIENDALE ALL’AMBITO PREVENTIVO
L’arteterapia è una forma d’intervento che può essere usata in diversi contesti per promuovere salute, elaborare traumi, attivare una nuova narrazione di sé.
Per raggiungere queste finalità, l’arteterapeuta può usare diversi mediatori artistici, in base a ciò che conosce e mastica meglio: il teatro, la musica, la pittura, la scultura, la scrittura, il movimento corporeo, semplicemente la propria creatività.
Ad un certo punto della mia vita, appare l’arteterapia con un grande obiettivo, quello di unire due grandi passioni: il teatro e la psicologia. Quando ho deciso di iscrivermi al master in artiterapie dal titolo: “Foto, video, teatro e mediazione artistica nella relazione d’aiuto” diretto dal Dott. Oliviero Rossi, ero lettrice della rivista Nuove Artiterapie, avevo da poco concluso l’Accademia Internazionale di Teatro di Roma e stavo terminando il mio tirocinio professionalizzante presso l’associazione romana ATMOS- Arti Terapeutiche-, specializzata in teatro, musica e fotografia utilizzate con finalità terapeutiche. In quest’occasione avevo avuto modo di sperimentare diverse modalità lavorative, osservando il lavoro con il teatro svolto dalla Dott. ssa Maria Grazia Cecchini e il Dott. Pierpaolo Coccia, i gruppi di musicoterapia del Dott. Gianluca Taddei e quelli di fotografia condotti da Michel Tripepi.
Il mio avvicinamento alle diverse tecniche racchiuse nella definizione di arteterapia nasce, quindi, da un’esigenza personale e dall’aver sperimentato i suoi benefici in diversi contesti come la disabilità, l’età evolutiva e la realtà aziendale.
Esemplificando, fare arteterpia significa facilitare il dialogo interno di ogni persona con la propria sofferenza, ma anche mettere in risalto le risorse personali e sottolineare le dinamiche che si sviluppano nel gruppo di lavoro.
Ognuno di noi ha a disposizione la propria creatività. Nella mia esperienza, soprattutto con gli adulti, tante volte ho sentito dire: “Non sono un creativo, non lo so fare!”. Narrarsi in questo modo può essere rassicurante, può permetterci di non giocare con la nostra “materia viva”, farci sentire protetti nella nostra confort zone.
La creatività non è un dono, un talento; è parte dell’essere umano. È creatività dipingere, scrivere, recitare ma anche trovare delle soluzioni, unire ciò che abbiamo in frigo per improvvisare una cena, utilizzare un oggetto in modo non convenzionale per risolvere un problema.
Siamo abituati a guardare più al risultato che al processo, ma in questo caso avviene il contrario. Il processo creativo permette di rimescolare la materia viva di cui è fatta la nostra persona più che per creare un’opera d’arte socialmente riconosciuta, “semplicemente” per comunicare parti di sé.
Vorrei concludere con le parole di Kierkegaard (e di questa citazione sarebbe orgoglioso il mio professore di filosofia del liceo):
“Creando potevo guarire. Creando ritrovavo la salute”
ed è proprio riappropriarci della nostra salute psicofisica il macro obiettivo dell’utilizzare i mediatori artistici con finalità terapeutiche.
Per partecipare alle sedute di arte terapia o collaborare con me in quanto artista, contattami pure!